La mia Ragazza è Magica
È sera ma filtra ancora luce dalla finestra aperta! In questi giorni
riposo poco e male, complice il reflusso costante ed i tanti pensieri.
Le idee convergono sulle parole di un articolo apparso sul sito di la repubblica.it
circa un questionario che i caregiver sono chiamati a compilare per
avere accesso a fondi regionali e che ha lo scopo di testare lo stato
del loro benessere psicofisico. Come
spesso accade i titoli
sensonalistici, a volte strumentali, non rendono giustizia alle reali
intenzioni ma consentono comunque un fiorire di riflessioni a volte
indignate, a volte politicamente scorrette!
Mi sorprendo a pensare e
le idee che frullano nella mia testa puntano l' accento su emozioni
che ho già interiorizzato, reso mie. Sensazioni scomode con le quali
finalmente, grazie alla cura, sono riuscita a far pace. Spesso,quando si
discute intorno al tema della disabilità, ci si imbatte inevitabilmente
nel sentimento della vergogna. Vergogna e mancata accettazione vanno a
braccetto quando si narra di corpi non conformi, nella forma e nel
funzionamento, a quelli socialmente riconosciuti ed accettati.....la
vergogna germoglia dal senso di colpa, da quella forma di vaga
inadeguatezza che sboccia dal giudizio, dallo sguardo dell'altro che
spesso si poggia compassionevole su ciascuno come una zavorra carica di
imbarazzo e pena. Esiste però un altro sguardo, più severo ed
implacabile, quello che alberga in noi, nel nostro personale vissuto.
Ho provato spesso imbarazzo, disagio, senso di colpa ! Naturalmente in
mille varianti, in tempi e modi indefiniti, nati però da un' identica
matrice. Sentimenti profondamente umani ma, così introiettati e resi
inconsapevoli, che solo da poco tempo ho cominciato a guardare con
clemenza invece che con distacco e paura, senza relegarli nelle stanze
nascoste del mio io .. Finalmente sono riuscita ad accettare di provare
le emozioni più scomode attraversandole, dandogli cittadinanza,
per poi ridimensionarle. Accogliere l' imbarazzo per non sentirsi in
soggezione, l'inadeguatezza per scoprirsi qualificati, il senso di
colpa per ricoscersi non colpevoli.... Non sentirsi più sbagliati per
il desiderio di avere una figlia sana che riesca a vivere una vita
piena, appagante ed autonoma senza l'ingombrante, ma indispensabile,
presenza di genitori accudenti. Genitori investiti da una missione
tanto nobile da annientare la propria individualità, non lasciando
alcuno spazio e tempo per i propri bisogni, per i propri disagi fisici
ed emotivi. Anch'io ho fatto mia la visione retorica dell'assistenza
come missione, del sacrificio come slancio appagante per annientare il
senso di colpa che mi ha fatto sentire, soprattutto negli ultimi anni,
perennemente manchevole. È questa narrazione distorta che ha creato la
figura dei genitori guerrieri che finiscono per sentirsi
onnipotenti...visioni eroiche che a volte consolano e anestetizzano
ogni dolore. Supereroi che strappano i loro figli "speciali" ad un
futuro di sicura infelicità....Questa è materia che va maneggiata con
estrema cura. Accettare non sempre è possibile e soprattutto non
significa rassegnarsi ma semplicemente capire che ogni cosa è quella che
è ed è necessario trovare il modo di passarci attraverso per scegliere
ogni giorno di farci felici ..
La felicità è una reale intenzione ma
per sceglierla bisogna essere messi nella condizione di farlo!!
Riuscire a vivere con serenità cambiando lo sguardo su noi stessi ma
anche creare le condizioni per cui gli altri intorno a noi lo mutino.
Ecco perché è necessario impegnarsi a costruire un mondo che possa
diventare alla stregua di tutti, senza alcuno stigma...in cui ciascuno
possa autodeterminarsi scrivendo la propria storia, contribuendo anche
solo con un verso...( Cit.) Individui accolti in una società in cui si
possa essere liberamente fragili o sbilenchi, accettarsi per come ci si
riconosce, vivere nel rispetto delle leggi e dei doveri ma con il
pieno diritto a vedere alleviate le proprie sofferenze.... scegliere la
propria fine per un' esistenza che non si ritenga più degna...in cui si
debba e possa sentirsi speciali soltanto per l'amore e l'empatia che si
elargisce rivendicando il proprio diritto ad essere antipatici o
noiosi anche se non si cammina sulle proprie gambe. Soltanto così
potremo sentirci tutti uguali nelle nostre diversità, nei limiti come
nelle eccellenze, in un mondo che sia dei colori di tutti.... perché la
felicità, non dimentichiamolo mai, deve abitare in ogni corpo e
albergare in ogni mente! Finalmente, in questo oggi così difficile da
vivere, mi riconosco il merito di aver contribuito a rendere Alice un'
adolescente appagata e felice scoprendomi sempre più mamma e sempre meno
caregiver. Senza disagio o vergogna alcuna ma con tutto l'orgoglio e la
fierezza di avere saputo educare questa magica ragazza portatrice sana
di felicità che, con il suo sorriso, riesce a scacciare ogni cupezza! Mi
do una pacca sulla spalla e mi riconcilio con l'universo...